EMOZIONI FORTI MA DI VERGOGNA!!!!!!
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EMOZIONI FORTI MA DI VERGOGNA!!!!!!
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LA STORIA
«Prima il trapianto del rene poi la messa in mobilità Ora nessuno mi dà un posto»
«ORMAI mi domando perché nessuno mi vuole. Come e quando ho sbagliato. Perché un uomo con tanta esperienza e voglia di lavorare non riesce a trovare un impiego. Cerco di capire, senza trovare risposta».
MARCO Damiani vive a Bottegone nelle case popolari di via D’Aragona, ha quarantatrè anni, la una moglie, Marisa, e due figli. Per 14 anni ha lavorato come autista-magazziniere al Maglificio Quadro di Montale, gruppo Superlana, l’azienda colpita dall’incendio dell’estate 2002 e che progressivamente vista anche la congiuntura del tessile ha ridotto operatività e posti di lavoro.
Quella di Damiani è sempre stata «una vita normale», come da fatidico refrain canoro di questi tempi, finchè un delicato intervento chirurgico prima, e la perdita del posto di lavoro poi, non lo hanno costretto a «colpevolizzarsi» per una situazione ogni giorno sempre più insostenibile.
Per lui, persona discreta ed educata, rivolgersi al nostro giornale è davvero, come ammette con candore, «l’ultima risorsa possibile».
«A LUGLIO l’Inps smetterà di passarmi l’assegno di mobilità – racconta – e così non potrò più mantenere la mia famiglia. Mia moglie lavora soltanto poche ore al giorno come addetta alle pulizie e mio figlio più piccolo, che ancora vive con noi, va a scuola. Per comprargli i libri di testo siamo costretti a chiedere soldi in prestito».
«Nel 2004 – spiega – sono stato sottoposto a trapianto di rene, ma nonostante le difficoltà, anche in dialisi ho sempre continuato a lavorare, finchè la crisi del Maglificio Quadro non mi ha lasciato senza un impiego».
NON SONO valsi posti riservati alle fasce deboli cui avrebbe diritto, né sgravi alle imprese che assumono lavoratori in mobilità. In due anni, Damiani non ha trovato una sola persona disponibile a metterlo alla prova. «Eppure – dice a bassa voce – ho fatto tutto quello che mi era stato suggerito dal centro per l’impiego. Ho utilizzato la ‘Carta Ila’ (sorta di carta pre-pagata dalla Provincia da spendere in attività formative, ndr) per conseguire la patente europea del computer. Ho presentato il mio curriculum a decine di imprese e parlato con alcuni amministratori. Ma non è valso assolutamente a niente. Anzi, talvolta quando ti rechi in certi uffici, vieni accolto come uno che chiede una raccomandazione».
«Perché nessuno mi vuole? – è la sua ultima domanda — C’è qualcuno disposto a darmi un’opportunità?».
damiani.marco@tin.it
LA STORIA
«Prima il trapianto del rene poi la messa in mobilità Ora nessuno mi dà un posto»
«ORMAI mi domando perché nessuno mi vuole. Come e quando ho sbagliato. Perché un uomo con tanta esperienza e voglia di lavorare non riesce a trovare un impiego. Cerco di capire, senza trovare risposta».
MARCO Damiani vive a Bottegone nelle case popolari di via D’Aragona, ha quarantatrè anni, la una moglie, Marisa, e due figli. Per 14 anni ha lavorato come autista-magazziniere al Maglificio Quadro di Montale, gruppo Superlana, l’azienda colpita dall’incendio dell’estate 2002 e che progressivamente vista anche la congiuntura del tessile ha ridotto operatività e posti di lavoro.
Quella di Damiani è sempre stata «una vita normale», come da fatidico refrain canoro di questi tempi, finchè un delicato intervento chirurgico prima, e la perdita del posto di lavoro poi, non lo hanno costretto a «colpevolizzarsi» per una situazione ogni giorno sempre più insostenibile.
Per lui, persona discreta ed educata, rivolgersi al nostro giornale è davvero, come ammette con candore, «l’ultima risorsa possibile».
«A LUGLIO l’Inps smetterà di passarmi l’assegno di mobilità – racconta – e così non potrò più mantenere la mia famiglia. Mia moglie lavora soltanto poche ore al giorno come addetta alle pulizie e mio figlio più piccolo, che ancora vive con noi, va a scuola. Per comprargli i libri di testo siamo costretti a chiedere soldi in prestito».
«Nel 2004 – spiega – sono stato sottoposto a trapianto di rene, ma nonostante le difficoltà, anche in dialisi ho sempre continuato a lavorare, finchè la crisi del Maglificio Quadro non mi ha lasciato senza un impiego».
NON SONO valsi posti riservati alle fasce deboli cui avrebbe diritto, né sgravi alle imprese che assumono lavoratori in mobilità. In due anni, Damiani non ha trovato una sola persona disponibile a metterlo alla prova. «Eppure – dice a bassa voce – ho fatto tutto quello che mi era stato suggerito dal centro per l’impiego. Ho utilizzato la ‘Carta Ila’ (sorta di carta pre-pagata dalla Provincia da spendere in attività formative, ndr) per conseguire la patente europea del computer. Ho presentato il mio curriculum a decine di imprese e parlato con alcuni amministratori. Ma non è valso assolutamente a niente. Anzi, talvolta quando ti rechi in certi uffici, vieni accolto come uno che chiede una raccomandazione».
«Perché nessuno mi vuole? – è la sua ultima domanda — C’è qualcuno disposto a darmi un’opportunità?».
damiani.marco@tin.it
RIBADISCO
Non siamo tutelati dallo Stato, se ci sono dei posti pubblici o comunali tipo per dirla alla vecchia maniera, bidello o archivista cioè lavori che possana fare un disabile, questi vengono subito presi e lo sappiamo benissimo non è certo che si scopre l'acqua calda solo da chi è raccomandato da qualche politico o qualche eminenza grigia se non mafia o camorra.
Quindi è ovvio che certi posti che si adatterebbero a noi vengono subito presi d'assalto da chi ha il potere di far entrare chi vuole.
Ovvio chi è già più debole viene già automaticamente scartato da posti normali perchè il privato sà che rischia di avere meno frequenza per lo stato di salute.
Quando si và ad un ufficio di collocamento con le varie graduatorie è semplicemente una presa per i fondelli purtroppo. A me non hanno mai trovato un posto in tanti anni, solo una società interinale mi trovò un posto fantascientifico, a cui dovetti rifiutare perchè non alieno. Non stò quà a dilungarmi....
Quindi è ovvio che certi posti che si adatterebbero a noi vengono subito presi d'assalto da chi ha il potere di far entrare chi vuole.
Ovvio chi è già più debole viene già automaticamente scartato da posti normali perchè il privato sà che rischia di avere meno frequenza per lo stato di salute.
Quando si và ad un ufficio di collocamento con le varie graduatorie è semplicemente una presa per i fondelli purtroppo. A me non hanno mai trovato un posto in tanti anni, solo una società interinale mi trovò un posto fantascientifico, a cui dovetti rifiutare perchè non alieno. Non stò quà a dilungarmi....
albatros1- Senior
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