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In Trentino gli studenti disabili più assistiti

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Messaggio  SuperMax Ven Feb 15, 2008 10:41 am

Sono molte le Università italiane che si sono impegnate nell' istituire servizi ai disabili. Ma il problema della disabilità rimane ancora. Ne abbiamo parlato con la professoressa Marcella Renis, delegato per le Disabilità dell’Università di Catania.

Università a misura di disabile

Formalmente, negli ultimi anni, si è fatto molto per l'integrazione sociale delle persone diversamente abili. Già dagli anni '70, infatti, l' Italia ha riconosciuto l' integrazione scolastica degli alunni con disabilità, ha "cambiato" i nomi delle infermità allo scopo di renderli meno espliciti e discriminanti, ha cercato di rendere le strutture di servizi più agibili, ha "adeguato" i luoghi pubblici. Ma il problema della disabilità è rimasto ancora. Numerose e gravi restano le difficoltà, ci riferiamo, certo, a quelle che potrebbero essere risolte.

L'accettazione e la comprensione della diversità è obbiettivo primario, al fine di una corretta definizione di strategie e metodologie d' integrazione unanimemente condivise. La predisposizione di piani d'intervento specifici e la determinazione di ruoli di responsabilità che gli interessati devono avere, sono problemi quotidiani nelle Scuole italiane e nelle Università dato che, il numero degli studenti diversamente abili è, sempre più, in aumento. L'obbiettivo è allineare i servizi offerti a uno standard accettabile di qualità ed efficacia ottemperando a quanto previsto dalla Legge n. 17 del 1999, il cui contenuto prevede azioni mirate a garantire pari opportunità nel diritto allo studio. Questo punto comporta una prospettiva di politica delle intese fra diverse istituzioni e una forte qualifica del sistema universitario che segnino un' inversione di tendenza rispetto alla logica della delega.

Sono molte le Università che si sono impegnate nell' istituire servizi ai disabili. Nell' Università degli studi di Camerino, il "Servizio Accoglienza Studenti Disabili" fornisce interventi personalizzati; un servizio di trasporto e accompagnamento; esenzione e riduzione tasse; accessibilità alle strutture universitarie; possibilità di contributi per partecipare ai programmi Socrates/Erasmus, e stages e tirocini finalizzati all'inserimento lavorativo. L' Opera Universitaria di Trento, oltre ad offrire parte dei servizi sopraccitati, entra in contatto con tutte le scuole superiori del Trentino Alto Adige per venire a conoscenza della presenza di alunni disabili iscritti al quarto e/o quinto anno, che, alla fine del quinquennio intendano iscriversi all'università.

Anche l'Università di Catania ha istituito un ufficio per gli studenti disabili denominato Cinap (Centro per l'Integrazione Attiva e Partecipata). "Il centro- spiega la professoressa Marcella Renis, delegato per le Disabilità dell’Università di Catania- offre tutorato generico e specializzato, sussidi tecnologici e didattici specifici, trattamenti individualizzati, prove d'esame equipollenti ed eventuali benefici economici, al fine di rimuovere o limitare gli ostacoli che dovessero incontrare durante il percorso universitario, garantendo il diritto allo studio in condizioni di pari opportunità".

Ma, a cinque anni dalla nascita del Cinap, quali sono ancora le difficoltà per gli studenti disabili nelle diverse sedi dell' Ateneo sia sul piano sociale che delle infrastrutture?

“Molto è stato fatto negli ultimi anni- risponde la professoressa Renis-nell'ottica dell'integrazione e delle pari opportunità, ma non possiamo nascondere che il cammino è irto di ostacoli e soprattutto che il livello di sensibilizzazione non ha una crescita proporzionale all'impegno profuso da più parti e soprattutto alla quantità di denaro investito, non sempre opportunamente, dalla società in senso lato. Oggi gli alunni con disabilità sono molto più integrati e ben inseriti nelle scuole di ogni ordine e grado, ma non mancano, anche nella nostra provincia le scuole in cui si dice che non ci sono studenti con disabilità. Eppure basterebbe riconoscere che fosse anche per le sole persone con dislessia le statistiche (reali!) asseriscono che la percentuale di soggetti che hanno tale disturbo speciale dell'apprendimento si aggira tra il 5 e l'8%; e forse è sottostimato: non si fa diagnosi, o non si vuol accettare che esistano i dislessici o pur leggendo i certificati, talvolta, non si vuol credere all'evidenza. Per non parlare dei diversi disturbi del comportamento che nella maggior parte dei casi se pur diagnosticati vengono celati dagli stessi genitori che con affetto cercano di evitare lo stigma, purtroppo ancora presente. In molte situazioni questi ragazzi (ed anche i loro genitori) ben seguiti in tempo utile possono guadagnare in qualità di vita ed essere anche risorsa per la società tutta”.

Quali sono, quindi, gli impegni che bisogna seguire per garantire agli studenti disabili una giusta integrazione all'interno delle Università?
“Abbiamo bisogno di parlare tra di noi, di farci prossimi gli uni gli altri, di personale formato (docenti di ogni ordine e grado, operatori sociali, personale sanitario di ogni ordine e grado, uomini e donne tutti), di risorse economiche date in modo corretto e dietro valutazione dei reali bisogni e della qualità di servizi erogati e su valutazione della gestione delle medesime. Non dobbiamo disperdere le competenze acquisite, là dove queste sono state formate. Dobbiamo avere un rapporto ancora più stretto, rispetto a quanto è già stato fatto con zelo e abnegazione, tra scuola-università, AUSL, Comuni e Provincia”.
Quali gli interventi necessari?
“E' giunta l'ora di fare percorsi comuni per il bene di questi studenti e soprattutto bisogna considerare che non si può prevedere un servizio di trasporto per i ragazzi con disabilità motoria sino alla scuola media superiore e poi dimenticarsi di loro quando sono, invece, universitari. Questi studenti devono frequentare l'Università e per questo hanno bisogno di avere assicurato il trasporto che oggi, a fatica, viene cofinanziato dall'Università a proprie spese, poichè il Ministero non riconosce alcun rimborso per tale impegno economico che è di pertinenza del Comune o della Provincia, in sintesi di un deliberato della Regione. Sono necessari: tavoli tecnici di concertazioni tra le istituzioni territoriali e le associazioni di categoria per definire chi deve fare cosa e per chi, nel rispetto della 328/2000; programmi operativi che prevedano di non tralasciare le famiglie e di prendere ogni decisione con la persona interessata e con la famiglia di questo; ingegneri e architetti che sappiano sempre costruire "per tutti" cercando di ridurre le barriere architettoniche; Autorità che rilascino i permessi di abitabilità e di apertura di ogni tipo di locale pubblico, ed anche privato, solo se sono rispettate le leggi sull'accessibilità; vigili che educhino, non obbligatoriamente attraverso le multe, al rispetto del marciapiede e della scivola liberi o del posto di parcheggio segnalato in giallo; organizzazioni che seriamente provvedano in tempi celeri e con costi bassi ( o a spese della regione) al disbrigo di faraginose pratiche per le persone con disabilità; giovani che facciano un pò di volontariato, ovunque, e così imparino che si può uscire, per andare al cinema o al Pub, stando meglio, insieme con i propri amici ed anche con un amico meno fortunato a cui donare la propria compagnia ricevendo doni non misurabili; istituzioni che sappiano investire il proprio budget in modo equo valutando i bisogni di tutti e non di pochi e riconoscendo che oltre alle persone con disabilità sensoriali (non/ipo vedenti e non/ipo udenti) vi sono quelle con problemi (tanti e spesso molto gravi!) motori, con disturbi comportamentali. All'Università ognuno ha bisogno e merita che per lui sia "confezionato" con il suo volere, un percorso formativo individualizzato, quasi sempre costruito in rete con AUSL, provincia, associazioni di categoria”.

Biagia Denise Lauretta

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