Votare da disabili
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Votare da disabili
RIPRESA DAL CORRIERE DELLA SERA
Cari Italians,
domenica ho votato anch'io come tanti disabili. Tutto sembrava predisposto a dovere: ingresso con rampa d’accesso, servoscala, disponibilissimi addetti e rappresentanti di lista indaffarati per favorire … la “malcapitata”. Purtroppo, per accedere alla sezione di pertinenza, ho dovuto “subire” una serie di manovre e decisioni per ovviare agli spazi angusti dell’ingresso e di manovra del servoscala. Tutti si sono sentiti autorizzati a toccarmi, sistemarmi, sotto lo sguardo -quanto discreto?! - di altri elettori intanto bloccati, sia in uscita che in entrata, considerato che la movimentazione del servoscala non consentiva il sicuro e contestuale passaggio delle persone “normali” sull’unica e stretta gradinata di accesso. Un bel “siparietto” al termine del quale sorge spontanea una domanda: perché in una scuola di questo mondo e in occasione di una tornata elettorale, non è stato possibile prevedere che l’elettorato “normale” fruisse dell’entrata principale e quello “disabile” dell’accesso all’uopo predisposto, evitando forse a tutti situazioni di reciproco intralcio e incomprensibile, tristissimo imbarazzo? Votare è un diritto e vivere è un dono, per chi vota e chi è votato, per chi sta bene e per chi sta peggio, per chi si affanna a cercare definizioni dignitose per appellare la "diversità" e per quanti, sul sottile filo che distanzia e distingue la normaltà dal suo "contrario", sentono ogni giorno il rumore e il dolore della dignità calpestata. Certo alla fine ho votato. Una magra consolazione.
Come al solito chi dovrebbe avere maggiori attenzioni viene invece in questo caso sballottato per poter far prevalere il proprio diritto al voto.
Cari Italians,
domenica ho votato anch'io come tanti disabili. Tutto sembrava predisposto a dovere: ingresso con rampa d’accesso, servoscala, disponibilissimi addetti e rappresentanti di lista indaffarati per favorire … la “malcapitata”. Purtroppo, per accedere alla sezione di pertinenza, ho dovuto “subire” una serie di manovre e decisioni per ovviare agli spazi angusti dell’ingresso e di manovra del servoscala. Tutti si sono sentiti autorizzati a toccarmi, sistemarmi, sotto lo sguardo -quanto discreto?! - di altri elettori intanto bloccati, sia in uscita che in entrata, considerato che la movimentazione del servoscala non consentiva il sicuro e contestuale passaggio delle persone “normali” sull’unica e stretta gradinata di accesso. Un bel “siparietto” al termine del quale sorge spontanea una domanda: perché in una scuola di questo mondo e in occasione di una tornata elettorale, non è stato possibile prevedere che l’elettorato “normale” fruisse dell’entrata principale e quello “disabile” dell’accesso all’uopo predisposto, evitando forse a tutti situazioni di reciproco intralcio e incomprensibile, tristissimo imbarazzo? Votare è un diritto e vivere è un dono, per chi vota e chi è votato, per chi sta bene e per chi sta peggio, per chi si affanna a cercare definizioni dignitose per appellare la "diversità" e per quanti, sul sottile filo che distanzia e distingue la normaltà dal suo "contrario", sentono ogni giorno il rumore e il dolore della dignità calpestata. Certo alla fine ho votato. Una magra consolazione.
Come al solito chi dovrebbe avere maggiori attenzioni viene invece in questo caso sballottato per poter far prevalere il proprio diritto al voto.
albatros1- Senior
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