Handicap, Fiera del Levante bocciata

Fonte:La gazzetta del Mezzogiorno

BARI - Una normale giornata nella Fiera, alla ricerca del cesso scomparso. Un giorno alla Campionaria barese, moderatamente sonnolenta, moderatamente accogliente, moderatamente organizzata, anche per i disabili. Ma i bagni? Per i disabili in Fiera, ai padiglioni superiori, per i pochi temerari come me, c'è anche un problema di sicurezza, verificato sul campo. La carrozzina entra in tutti gli ascensori, chiusi come cerniere lampo.

Il Sud sta cambiando, c'è una nuova cultura dell’handicap. Lo si vede anche alla Fiera del Levante, come dentro uno specchio opaco, pulito di fresco.

Quartiere fieristico, giorno secondo. Entro da un ingresso secondario, zona edilizia. E già registro la prima novità positiva. I parcheggi per disabili sono rispettati. Non ci sono abusivi, i volontari controllano che le auto espongano il talloncino, i marciapiedi hanno le rampe, salvo poi ad accorgersi di dover fare 100 metri per raggiungerle, scendere e poi tornare indietro, ci sono scivoli in tutti i padiglioni, anche se a volte sembra di dover scalare l’Everest, come sulla moquette del padiglione sette, nella zona congressi... Sto già gongolando felice, finalmente scriverò una buona notizia, di quelle che non esistono, come diceva un vecchio redattore.

Ma... Ma mi viene voglia di fare pipì. Mi rivolgo al gabbiotto informazioni: «Dov'è il bagno più vicino, abilitato per i disabili?». La ragazza è gentile, sembra un po' frastornata. Dice che ce n'è solo uno e che ci sarebbe molta strada da fare.

Un solo bagno per disabili in tutta la Fiera? Mi sembra impossibile, ce ne sarà solo uno nelle vicinanze... Prendo la mappa e comincia la caccia al tesoro. Camminiamo sotto il sole. La cartina non indica servizi o punti informativi per disabili. Avviandoci verso le toillettes non siamo sicuri di trovare un bagno abilitato. Il mio accompagnatore, moderatamente palestrato, dà fondo ai suoi muscoli. Il bagno lo troviamo, moderatamente pulito, moderatamente comodo e accogliente, non ricordo quanta strada abbiamo fatto, so solo che abbiamo visitato almeno quattro zone servizi, prima di trovarne una idonea.

Qualcosa sta cambiando al Sud, musica etnica, Kaled e gli Intillimani, un po' di intercultura non guasta mai, è politicamente corretta. Ci dirigiamo verso il padiglione delle Nazioni, «Per me, disabile in Fiera un’impresa il bancomat eppoi trovare un bagno» Ci sono rampe e scivoli, ma sono troppo ripidi domina la Tunisia. Siamo rincuorati e ben disposti, in fondo i bagni ci sono, come le rampe, ci vuole il contatore gaiger, ma alla fine si trovano. Un disabile è accolto bene in Fiera, deve pensarci due volte, le toilettes non sono su tutti i piani, spesso quando le trovi sono chiuse e non si sa chi abbia la chiave, ma tant'è. Non potevi pensarci prima di salire al padiglione delle Nazioni? Siamo sicuri che sia tutto a norma? Quasi. Guardiamo le uscite di sicurezza: dappertutto ci sono scale, e declivi a gradoni, l’alternativa è l’ascensore. Come fare in caso di incendio? Non lanciamo l’allarme, fotografiamo solo quello che vediamo. E verifich iamo. Torniamo giù, in strada, forse è più sicuro. Gli scivoli ci sono, all’aperto si può stare. Ci dicono che le uscite di sicurezza sono agibili, ma le rampe non le vediamo. Cerchiamo una tavola calda, qualcosa da mangiare. Vorremmo fare bancomat. Non c'è neanche uno sportello abilitato per le persone con handicap, almeno noi non lo troviamo. Per prelevare dovrei essere Flash Gordon. Nessuno ci dà una dritta, nessuno sa niente. Chiediamo dei bus navetta per disabili, l’anno scorso c'erano, partivano da Piazza Moro. Ci sono anche adesso, ma nessuno sa da dove partano e dove arrivino. Avremmo dovuto rivolgerci preventivamente all’Amtab. Perché non l’abbiamo fatto? Qualcosa sta cambiando al Sud. Moderatamente, lentamente. Sempre troppo lentamente.
Michele Pacciano

16/9/2008